Paologvn
Destroyer
Iscritto il: 1 mar 2011, 19:11 Messaggi: 495 Località: Bracciano
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 Tirpiz - caccia alla regina solitaria
Come promesso - o minacciato - ho letto anche il secondo volume scritto dal sig. Roberto Roggero e pubblicato dalla Delta Editrice nella collana WarSet - Battaglie. di seguito la mail che ho mandato alla casa editricec con i miei commenti.
Gentili Signori buon giorno,
dopo il volume sulla Bismarck (di cui alla mail di tre giorni fa) ho finito di leggere anche il 2° libro scritto dal sig. Roggero, quello sulla Tirpiz.
È sicuramente meno appassionante del precedente (ma si è trattato di una nave sfortunata, nel senso che non ha avuto una breve quanto epica storia), e al termine sono rimasto ancora deluso per gli stessi motivi della mail precedente. Un libro di storia navale non è un romanzo storico e, pur nella libertà dell’autore e dell’editore di scriverlo e pubblicarlo come meglio pensano, a mio parere si dovrebbe citare fatti verificati e controllare quello che scrive.
Devo dire che Intanto è positivo il fatto che che ci sia accorti che i tedeschi indicassero il calibro dei cannoni in centimetri. Ma non è una cosa ‘curiosa’, semplicemente prima che venisse imposto il sistema internazionale ora in uso (mks) in Germania la standardizzazione prevedeva il sistema cgs in cui la ‘c’ sta appunto per centimetri. Peraltro nel testo e nelle didascalie si passa allegramente da una unità di misura all’altra.
Sorvolo sull’uso delle unità di misura, CV, HP, kW e shp, bisognerebbe sempre stare attenti alle conversioni, ma mi sembra scorretto indicare con 28 nodi la ‘velocità di crociera’, quella era la ‘velocità massima continuativa’. La velocità di crociera è di solito quella a cui viene associata l’autonomia. Ma è anche scorretto indicare l’autonomia (pag. 10) in circa 9.000 miglia a 16-19 nodi. L’autoniomia è legata ad una velocità (e ovviamente ad un dislocamento). I numeri giusti sono 8.870 miglia a 19 nodi, e 9.660 miglia a 16 nodi, e ci sono, tra i due dati, ben 800 miglia di differenza - il 10% - (per completezza l’autonomia era 6.960 miglia a 24 nodi e 4.730 miglia a 28 nodi).
Veniamo alle vere chicce:
· Didascalia figura di pag 39. ‘Tirpiz in navigazione veloce nel mar di Barents’. Ma qualcuno ha guardato la foto? La nave ha due torrette trinate (e le volate dei pezzi si vedono chiaramente). Si tratta dello Scharnhorst o dello Geneisenau!
· Munizionamento in uso. Da quanto affermato a pag. 14 sembrerebbe che il munizionamento principale della nave da guerra fosse la granata HE Sigfried granate L/4.5. Non è così, quello era il munizionamento previsto per la torre in configurazione batteria costiera (anche se il nome risulta particolarmente ‘esotico’). Ed è anche tecnicamente scorretto dire che il colpo fosse a ‘carica ridotta’ perché così si da ad intendere che la ‘carica di lancio’ fosse ridotta, invece è il proietto che pesa la metà (495 kg). E probabilmente, pesando la metà, non aveva neppure bisogno di una carica maggiorata per avere una velocità alla bocca più elevata, dovendo accelerare una massa dimezzata. I proietti utilizzati dalle torri navali sono quelli (citati successivamente nel testo) che vengono presentati quasi come di uso ‘eventuale’ e cioè il perforante APC L/4,4, e le granate HE L/4,5 e HE L/4,6, tutti pesanti 800 kg e con una velocità alla bocca di 820 m/s e una carica di lancio di 212 kg (ma non avevano un soprannome ‘esotico’).
· Operazione Cathechism. Prendiamo per buono che contro i Lancaster del 617° group il comandate della Tirpiz abbia dato odine di aprire il fuoco con le artiglierie principali. Non ho trovato riscontri ma ammettiamo che sia vero. Quello che mi riesce difficile comprendere è con quale munizionamento la Tirpiz avrebbe aperto il fuoco. Non mi risulta infatti che esistesse una granata AA per i cannoni da 38cm – come invece aveva la Yamato - ne che avessero a disposizione spolette di prossimità, e, soprattutto, considerato che la massima elevazione di quei pezzi nelle torri navali era di 30°, è assolutamente (fisicamente) impossibile che la granata potesse raggiungere i 15.000 metri di altezza (come indicato a pag 86). Con quell’angolo di alzo l’ordinata massima raggiungibile al vertice della traiettoria è 1/5 – 1/6 della gittata massima che (in configurazione navale) era di 36.000 metri, quindi al massimo 7.000 m. Secondariamente resta abbastanza curioso il motivo per cui, anche se ne avessero avuto la possibilità, i tedeschi dovessero tirare alla quota di 15.000 m (come indicato dall’autore), quando la quota di tangenza dei Lancaster era intorno ai 7.000 m e, comunque, a 21 km dall’obbiettivo verosimilmente gli aerei volavano molto più bassi più bassi, in quanto la quota di sgancio ottimale per le tallboy era stata valutata in 4.000 metri e lo sgancio effettivo avvenne tra i 3,800 e i 4,800 m (e i Lancaster non mi sembra fossero bombardieri in picchiata)
Dulcis in fundo (quasi un peccato veniale): ma se a pag 12 si indica correttamente che il peso delle torri principale era di 1.065 tonnellate, perché a pag 90 la torre ‘Cesar’ (scavalcata dall’esplosione di una delle bombe) viene accreditata di un peso di ‘oltre 700 tonnellate’? E le altre 360?
Spero in meglio per il volume sulla Graf Spee
Paolo Giovannini
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